Con una delegazione, l’Ambasciatore degli Stati Uniti in Svizzera Edward McMullen, ha visitato Corippo e la Valle Verzasca.
Il Presidente della fondazione, Fabio Giacomazzi, lo ha accolto e guidato nel villaggio, tra storie passate e progetti per il futuro.
Qui di seguito una traccia del benvenuto
«Signor Ambasciatore Edward Mc Mullen,
In qualità di presidente della Fondazione Corippo 1975 è un onore e un piacere accoglierla qui a Corippo e a salutarla. La saluto anche a nome della popolazione e delle autorità del villaggio.
Con 10 abitanti Corippo è per il momento ancora il Comune politico più piccolo della Svizzera. Lo sarà ancora per poche settimane, in quanto in ottobre si compirà l’aggregazione con gli altri 6 comuni della Valle Verzasca, per formare un solo Comune per tutta la Valle.
Vi sono stretti e forti legami fra la piccola Corippo e la grande America. Nel 1850 il villaggio contava ancora quasi 300 abitanti. Poi iniziò un lento e costante declino demografico dovuto all’emigrazione negli Stati Uniti e più precisamente in California.
Il suo cognome lascia supporre che Lei sia di origine scozzese; anche la Scozia ha conosciuto nei due secoli passati un grande flusso migratorio verso gli Stati Uniti; Lei sa quindi di cosa parlo.
I Corippesi si sono insediati nella regione a nord della baia di San Francisco: Napa Valley, Marina County, Sonoma County, dove vivono oggi numerosi loro discendenti. Si dedicarono soprattutto all’agricoltura e al commercio, facendo valere le capacità che hanno portato dalla loro patria; alcuni fecero una bella fortuna.
Il celebre Marina County Civic Centre, progettato da Frank Lloyd Wright, venne realizzato nel 1960 sul terreno di un Scettrini Ranch, appartenente ad una famiglia originaria di Corippo.
Un discendente di Corippo, Michael Scettrini, è uno degli enologi più rinomati degli Stati Uniti; egli è a capo della famosa Opus One Vinery, a Oakville nella Napa Valley, appartenente al gruppo Baron de Rotschild.
Ma torniamo a Corippo.
Nel 1975 la Svizzera ha partecipato all’Anno europeo del patrimonio architettonico proclamato dal Consiglio d’Europa, presentando 4 località tipiche da proteggere e valorizzare; tra queste, per la Svizzera italiana, c’era Corippo. È infatti un insediamento che ha mantenuto praticamente intatto l’aspetto che aveva già all’inizio del ‘800; la caratteristica principale è la pietra, con la quale sono costruiti i muri, i tetti, le scale e le pavimentazioni dei vicoli e dei cortili. Anche il paesaggio circostante è rimasto pressoché intatto. Per dare seguito agli impegni promessi, la Confederazione Svizzera, il Cantone Ticino e il Comune hanno creato la cosiddetta Fondazione Corippo 1975.
L’obiettivo della Fondazione è quello di intraprendere tutte le azioni necessarie per la conservazione, la rinascita e la promozione del villaggio di Corippo, ovvero l’acquisto e la gestione di beni immobili e di agire in qualità di gestore, coordinatore e appaltatore di tutti i lavori di conservazione.
L’intento iniziale della Fondazione era di riportare a Corippo nuovi abitanti. In quest’ottica due edifici furono rinnovati e fino ad oggi sono stati abitati permanentemente. La Fondazione ha acquistato e tenuto aperta in tutti questi anni l’osteria del villaggio. Per migliorare le condizioni basilari di vita la Fondazione ha realizzato dei posteggi coperti all’entrata del villaggio e ha contribuito al finanziamento dell’impianto di approvvigionamento idrico.
Purtroppo l’obiettivo di arrestare il declino demografico non è stato raggiunto. Con il tempo ci si è resi conto che molte case del villaggio di Corippo sono troppo piccole per essere adattate come abitazioni permanenti, senza stravolgerne l’aspetto architettonico originario, che va assolutamente preservato.
Più tardi, quando visiteremo alcune di queste case, spiegherò per quale motivo esse sono così piccole.
Per ridare vita al villaggio rispettandone le caratteristiche architettoniche e urbanistiche è nata l’idea dell’albergo diffuso. Il concetto di albergo diffuso nel caso di Corippo può essere descritto come segue:
- l’osteria è la reception con la sala da pranzo e per la colazione;
- la piazza del villaggio, con la chiesa e la casa comunale, è la lobby;
- i vicoli del villaggio sono i corridoi;
- passando davanti alle porte delle altre case, le poche occupate permanentemente e le case di vacanza, si arriva alle camere, che sono ricavate sui diversi piani delle antiche case d’abitazione, con le entrate direttamente dallo spazio pubblico.
Con quest’idea, nel 2017 il nostro progetto ha vinto il Swiss Hotel Innovations Award. Questo ci ha dato una grande visibilità nazionale e internazionale. Numerosi media in tutto il mondo si sono interessati a quest’idea di compenetrazione fra albergo e nucleo abitato. Per limitarci all’ambito anglosassone, abbiamo avuto un articolo sul NY Times e servizi alla CNN e alla BBC, come pure su diversi siti web specializzati in turismo sostenibile.
Come Lei può vedere, i lavori sono iniziati e procedono celermente. Si prevede di aprire l’albergo con il ristorante nell’estate 2021.
Con la visibilità di cui ha goduto e gode il nostro progetto, siamo convinti della rispondenza di una numerosa e scelta clientela. Abbiamo quindi grande fiducia nel successo dell’iniziativa; essa è una “unique selling proposition”, che si inserisce in un trend turistico in forte sviluppo. Aspettiamo anche molti ospiti provenienti dagli Stati Uniti.
Grazie per aver scelto di visitarci e per il Vostro interesse e attenzione.»
Fondazione Corippo 1975
Fabio Giacomazzi, Presidente
Spiegazioni durante la visita
Le case di Corippo sono formate da 2, al massimo 3, vani di 4 metri per 4, uno sopra l’altro; non vi sono scale interne; per passare dalla cucina alla camera da letto bisogna uscire sul vicolo pubblico e passare da scale esterne.
Il motivo per cui le case di Corippo, come del resto quelle degli altri villaggi della Verzasca, sono così piccole e sobrie è dovuto alla pratica dell’agricoltura di transumanza. I componenti delle famiglie non soggiornavano quasi mai tutti insieme nello stesso periodo nella loro casa nel villaggio. Poteva capitare poche volte all’anno, a Natale e a Pasqua. Per il resto dell’anno, a seconda della stagione, soggiornavano in luoghi anche distanti: d’inverno sul Piano di Magadino, tra le città di Locarno e Bellinzona, per svernare il bestiame; a fine inverno e in autunno accudivano i vigneti sui pendii soleggiati sopra il Piano; in primavera c’era da tagliare il fieno sui maggenghi; in estate si portavano le mucche e le capre a pascolare in montagna sugli alpeggi per produrre il burro e il formaggio. Avevano quindi diverse piccole case in luoghi diversi e dovevano portare tutti i loro effetti da una casa all’altra sulle spalle.